Come se i 15 anni di Napoleone non fossero mai esistiti, i vari regnanti cominciarono a tornare sui loro troni.
Il terzo grande congresso dell'epoca moderna fu quello di VIENNA nel 1815, i cui principi che lo ispirarono furono La RESTAURAZIONE, ossia il ritorno alla situazione del 1782. La LEGGITTIMITA' per giustificare le rivendicazioni dinastiche dell'Ancien Regime. La SOLIDARIETA' fra i sovrani, intesa come difesa dei loro privilegi dai moti rivoluzionari. I cinque grandi artefici del congresso furono: Metternich per l'Austria, Castlereagh per la Gran Bretagna, lo Zar Alessandro I per la Russia, Hardenberg per la Prussia, Talleyrand per la Francia. Ma il grande manovratore era Metternich. Nel giugno del 1815 il congresso stabilisce l'equilibrio delle 5 grandi potenze. La Francia torna ai confini del 1792 e viene controllata da una serie di stati vicini: la Svezia , la Norvegia, il nuovo stato dei Paesi Bassi, e il regno di Sardegna che recupera la Savoia e viene ingrandito con l'ex repubblica Ligure.
La Russia ottiene gran parte del ducato di Varsavia e conserva Finlandia e la Bessarabia.
L'Austria perde i Paesi Bassi asburgici, ma ottiene territori in Galizia, Dalmazia e Italia settentrionale, oltre che ad esercitare la sua influenza in Italia e nei paesi germanici.
La Prussia perde parte della Sassonia, ma viene compensata con la Renania e la Westphalia, e si addossa il compito di "Guardia del Reno", oltre che tendere a stabilire la sua egemonia sulla Germania.
La Gran Bretagna, la Spagna e il Portogallo tornano ai loro domini, la Svizzera diventa uno stato neutrale e si organizza in una confederazione di 22 Cantoni con costituzioni proprie. Nel settembre del 1815 tutti i paesi europei si riuniscono in quella che fù chiamata la "Santa Alleanza", dove i membri si impegnano a difendere reciprocamente i loro troni (voluti da Dio ), nel caso di aggressioni o moti rivoluzionari.
Nel clima della Restaurazione il germe liberale del periodo napoleonico si andava comunque sviluppando in quasi tutti gli stati.
Dai liberali si distinguono i democratici, i quali mettono l'accento sull'uguaglianza e la sovranità popolare (Rosseau),. Sul diritto del singolo prevale il diritto della maggioranza, che lo Stato ha il dovere di tutelare. Come presupposti di un ordinamento democratico si richiedono il suffragio universale, la libertà di pensiero e la democratizzazione dell'istruzione. In tale periodo prendono corpo anche le teorie nazionalistiche, nate dall'esasperazione dei concetti di patria, territorio e cultura nazionale.
Il NAZIONALISMO porta a un errato concetto di superiorità nei confronti dei paesi più deboli e a progetti di "pulizia etnica" nei confronti delle minoranze e inoltre innesca la strada del colonialismo.
In questo tormentato periodo LUIGI XVIII, ritornato dal suo esilio londinese, conia un terzo marengo a partire dall'anno 1816 al 1824 in 8 diverse zecche francesi per molti milioni di pezzi. I contrassegni di zecca sono: A per Parigi, L per Bayonne, Q per Perpignan, W per Lille, K per Bordeaux, T per Nantes, H per La Rochelle, MA per Marsiglia.
DRITTO:
LOUIS XVIII ROI DE FRANCE sotto al collo miscaut f e
una testina di cavallo
ROVESCIO: stemma tra rami di ulivo e in basso la data tra testina
di cavallo e segno di zecca
TAGLIO: *DOMINE* SALVUM FAC REGEM in incuso
Luigi XVIII dopo aver concesso la Carta costituzionale, si trovò durante il suo regno, a frenare gli ultramonarchici da una parte, che volevano il ritorno di una monarchia più assolutistica e di un clero più potente, e dall'altra gli eredi del liberalismo napoleonico, che promuovevano l'uguaglianza e una maggiore osservanza della Costituzione.
Prima di morire, diceva del fratello Carlo X: "cospirò contro Luigi XVI, cospirò contro di me, cospirerà contro se stesso e non morirà certamente nel suo letto." Luigi XVIII morì nel settembre del 1824 e il trono passò appunto a Carlo X, uomo degli ultra monarchici.
Tornando un pò indietro nel tempo, nell'area italiana, troviamo la dinastia dei Savoia nella figura di VITTORIO EMANUELE I alle prese con le prime associazioni liberali e il potere austriaco che si andava estendendo sempre di più, specialmente nel meridione.
In quel periodo l'Austria dominava l'Europa, e in Italia, oltre al regno del Lombardo-Veneto poteva contare, per motivi dinastici, su Parma, Modena e Firenze, ma non contenta proponeva ai regnanti italiani una lega degli Stati; ma Vittorio Emanuele I intuendo la sua posizione di vassallaggio in una simile lega, rifiutava con fermezza.
Le società segrete ebbero in questo periodo un grande sviluppo, ma la più famosa rimaneva la CARBONERIA il cui obiettivo era di scacciare lo straniero dall'Italia e creare uno stato unitario.
L'imperatore austriaco Francesco I perseguitò tali sette segrete giustiziandone gli affiliati; Piero Maroncelli e Silvio Pellico furono, fra le figure rivoluzionarie del periodo, quelle più rappresentative, finendo dopo penose vicissitudini nel carcere duro dello Spielberg, dove il Pellico scrisse Le Mie Prigioni.
Al culmine di questo diffuso malcontento si arrivò ai moti insurrezionali del 1820-21 che purtroppo vengono tutti soffocati nel sangue.
Vittorio Emanuele I, pressato da una parte dal popolo, che chiedeva un governo costituzionale, e dall'altra dalla nobiltà, che mirava a rafforzare i propri privilegi, decise, non avendo figli maschi, di abdicare nel 1821 a favore del fratello Carlo Felice (ultimo discendente diretto dei Savoia), che ne continuava l'opera conservatorista.
Vittorio Emanuele I coniò due tipi di marenghi; il primo dal 1816 al 1820 nella zecca di Torino per un totale di 147.865 pezzi, tutti di media rarità. Il secondo tipo, molto raro con lo stemma ovale al rovescio, fu coniato sempre a Torino in poche centinaia di pezzi.
DESCRIZIONE tipo 1
DRITTO: VICtorius.EManuele.Dei.Gratia.
REX SARdinia.CYPrus. ET hIERland.
ROVESCIO: da destra :L L in losanga DUX SABaudia.
IANUAE ET MONTISF. PRINC. PEDemonte.&testina
aquila. 20 al centro stemma contornato dal collare dell'annunziata
TAGLIO: tra nodi di savoia e rosette FERT
DESCRIZIONE
tipo 2
DRITTO: sostanzialmente uguale al 1° tipo
ROVESCIO: tra rami di quercia stemma ovale sabaudo
TAGLIO: FERT tra nodi di savoia e rosette .Questo secondo tipo è molto raro e difficilmente si trova in commercio.
Carlo Felice succedendo al fratello Vittorio si preoccupò fin dall'inizio che nulla guastasse la pace e la quiete del Regno. Spietato con i costituzionalisti, diffidente verso i letterati, che considerava la "mala erba del Regno", detestava il principe di Carignano Carlo Alberto per le sue idee progressiste, e più volte lo minacciò di escluderlo alla sua successione dal diritto dinastico.
La sua crudeltà verso i cospiratori gli valse il nome di Carlo FEROCE. Era anche religiosissimo e la sua corte, riferisce Massimo D'Azeglio era un "formicaio di preti e suore".
Promotore di grosse opere pubbliche e amante del teatro, fece costruire a Genova un teatro monumentale chiamandolo col suo nome. Rispettoso del fratello, che abdicando gli lasciò il trono, non coniò moneta finchè Vittorio visse, successivamente nel 1824 coniò un marengo con la sua immagine a partire dal millesimo 1821 fino al 1831 nelle zecche di Torino e GENOVA, città che il sovrano amava moltissimo. Su questa coniazione postuma il Carbonieri dissente, portando come prova il decreto di emissione in data 3, 12, 1821.
Il suo marengo ricalca la tipologia del 1821 con lo stemma ovale e fu coniato in 64.767 pezzi a Torino, e nei millesimi 1828 29 30 vi sono esemplari con la P oppure la L in losanga sul rovescio.
Del contingente genovese, 23.943 pezzi, il 1828 e 1829 sono RRRR e praticamente introvabili.
Infine è da segnalare che i pezzi coniati nel 1831 sono comprensivi dei
pezzi coniati per Carlo Alberto nel medesimo anno.
DRITTO: CARL.FELIX D.G.REX SAR.CYP.et HIER.
ROVESCIO: sostanzialmente uguale al 2° tipo precedente
TAGLIO: nodi di savoia e rosette FERT
L'errore che il popolo non perdonò mai al Re fu di chiamare l'esercito austriaco in Piemonte per stroncare i moti insurrezionali e le ideologie liberali. Il Metternich mandò in quell'occasione 12.000 uomini, che crearono a Torino un'atmosfera di oppressione insostenibile. Il malcontento fu tale che lo stesso Re pregò l'imperatore di ritirare le sue truppe, giustificando la richiesta con i costi di mantenimento per 12000 uomini, ma l'Austria, interessata a mantenere le sue truppe nel cuore della monarchia sabauda, ne ritirò solo 4.000.
Il giovane e irruento nipote, Carlo Alberto principe di Carignano, espulso da Carlo Felice da Torino, risiedette per molti anni a Firenze, insieme a sua moglie Maria Teresa Francesca e il figlioletto Vittorio Emanuele (il primo futuro re d'Italia).Partecipò, al fianco dei francesi contro i costituzionalisti spagnoli nella campagna repressiva di Spagna, dove combattè con coraggio sperando che il suo comportamento lo riscattasse dalle accuse progressiste di cui era oggetto.
Nel 1824 rientra segretamente a Torino, e dopo diversi colloqui riesce a rabbonire re Carlo, che gli permetterà da allora di vivere a Torino insieme alla sua famiglia; ma soltanto pochi mesi prima di morire gli concederà il titolo di Altezza Reale.
Proprio al termine dei moti rivoluzionari, la Santa Alleanza subì la prima crisi. A provocarla fu l'insurrezione della Grecia. Da quattro secoli la Grecia era sotto il dominio dei turchi. Nel XIX secolo l'impero turco era ancora molto vasto, ma a Tunisi ed Algeri e in diverse altre zone i pascià e i bey (funzionari, governatori) si erano resi praticamente indipendenti. Della crisi dell'impero turco cercarono di approfittare le potenze europee, interessate, per motivi commerciali e militari, ad ampliare le loro zone di dominio e di influenza.
La Russia si presentò come protettrice dei popoli balcanici; in realtà, però, il suo obiettivo non era tanto la difesa degli slavi o della religione cristiano ortodossa quanto la conquista della città di Costantinopoli, che le avrebbe assicurato un importante sbocco nel Mediterraneo. Questo disegno era però contrastato dalla Francia e dall'Inghilterra che controllava il Mediterraneo con il possesso di Gibilterra e Malta. Nel gennaio del 1822, un congresso di rappresentanti delle varie regioni della Grecia proclamò l'ndipendenza e costituì un governo repubblicano. Il nuovo regime non trovò però né alleati né appoggi nei governi europei, anche se l'opinione pubblica seguì con entusiasmo gli sviluppi del'insurrezione. Numerosi stranieri, come il poeta inglese Byron e il piemontese Santorre Di Santarosa, combatterono a fianco degli insorti.
I patrioti greci si batterono con grande coraggio ma furono ripetutamente sconfitti dai turchi; a Patrasso questi massacrarono 15000 persone; a Chio uccisero tutti gli uomini e presero come schiave 32000 donne.
Quando ormai la resistenza dei greci stava diventando disperata, il nuovo zar Nicola I decise di intervenire in favore degli insorti.
Insieme alla Francia e alla Gran Bretagna lo zar ingiunse poi al sultano turco di riconoscere l'indipendenza della Grecia (1827). Sul trono ellenico venne insediato un principe tedesco, Ottone I di Wittelsbach di Baviera. L'alleanza di Vienna, i principi e le decisioni del congresso del 1815 ricevevano un duro colpo. L'indipendenza della Grecia smentiva infatti il principio che l'assetto politico europeo non potesse essere cambiato.
Il regno di Ottone I benchè fosse di tipo assolutistico durò molto, e nonostante che nel 1844 concedesse la Costituzione, veniva deposto nel 1862.
Ottone durante il suo regno non coniò dei "veri" marenghi, infatti la moneta con millesimo 1833 coniata a Monaco in 958 pezzi pesa soltanto 5,8 gr., ma molti collezionisti la includono tra i marenghi.
Nel 1852, sempre con l'effige di Ottone, viene coniata una moneta a Vienna in soli 16 pezzi senza decreto ufficiale di emissione.
20 DRACME di Otto del 1833 abbastanza raro
In Francia Carlo X governa insieme alla chiesa, che gestisce la scuola; viene abolita la libertà di stampa, viene approvata la "legge del miliardo", che indennizzava i nobili emigrati, si sostituiva infine il gabinetto moderato di Martignac con quello assolutista di Polignac. Tutto ciò porta a una profonda crisi politica, malgrado la conquista di Algeri nel 1830. In luglio il popolo insorge e Carlo X, alle prime barricate nelle strade di Parigi, fugge in Inghilterra abdicando
Carlo X coniò marenghi dal 1824 al 1830 in quattro zecche diverse (Parigi A, Lille W, Nantes T, Perpignan Q) per un totale di 1.563.830 pezzi, di cui naturalmente il maggior numero di pezzi vennero coniati a Parigi
DRITTO:
CHARLES X ROI DE FRANCE. michaut.j
ROVESCIO: ancoretta 1825 A rami d'ulivo
e alloro che circondano lo stemma coronato con 3 gigli.
TAGLIO: *domine *salvum fac regem in incuso
nel 1830 nella zecca di Parigi vengono coniati, in pochi pezzi, esemplari col taglio rigato e forse anche col taglio in rilievo
Tornando per un attimo nell'aria italiana, si assiste a un gran fermento negli anni 1920-21, anni in cui il principe CARLO ALBERTO di Savoia-Carignano, ambizioso ufficiale dell'esercito piemontese, con idee liberali e democratiche, sta a metà tra il volere dello zio Carlo Felice e il volere di un popolo intellettuale che reclama una costituzione.
Carlo Alberto, alla morte di Vittorio Emanuele I, prende la reggenza del trono in attesa del ritorno di Carlo Felice; ed è in quei mesi che d'accordo con Santorre di Santarosa, promette il suo appoggio e un regime costituzionale, ma tornato lo zio Carlo "feroce" , lo sconfessa e fa terminare l'insurrezione contro gli austriaci nel sangue. Deluso e amareggiato Carlo Alberto si ritira in toscana. I moti rivoluzionari di quel periodo non potevano aver successo perchè mancavano del sostegno del popolo e degli altri governanti e principalmente di un ideale comune.
Fu con GIUSEPPE MAZZINI, un genovese (1805-1872), che dopo aver militato nella carboneria , fonda da esule a Marsiglia la GIOVINE ITALIA, siamo nel 1831; 3 anni dopo allarga il suo ideale fondando la GIOVANE EUROPA. Mentre il germe della libertà lavora e si diffonde, nel 1831 sale al trono CARLO ALBERTO a cui Mazzini invia una lettera invitandolo a fare l'Italia "se no, no!".
In realtà tutti i moti mazziniani finirono male anche se ormai il seme della libertà era ormai germogliato e si diffondeva rapidamente.
I tempi sono ormai maturi e nel 1948 nell'aria italiana Ferdinando II a Palermo e Leopoldo II a modena concedono lo statuto e finalmente il 4 marzo 1848 Carlo Alberto concede lo statuto del regno sabaudo, che successivamente si diffonderà a tutta l'aria italiana.(monarchia rappresentativa ereditaria secondo la legge salica, senato vitalizio, camera dei deputati eletti su base censitaria e religione cattolica di stato).
Carlo Alberto coniò monete dal 1831 al 1849 nelle due zecche di Torino e Genova anche se alcuni anni (11 monete) non sono mai apparse sul mercato malgrado il cospicuo numero dei pezzi coniati (RRRRR), il taglio nelle monete con millesimo 1832 esiste sia rigato che con FERT in incuso, alcuni esemplari del 1834 e 1847 non hanno il segno di zecca. Moneta sostanzialmente comune, anche se esemplari in FDC spuntano sempre alte quotazioni.
con varietà rigato e FERT in incuso e esemplare con errore della H
Da ora in poi i moti rivoluzionari, sempre più organizzati acquistano l'importanza di guerre per l'indipendenza.
D/CARL. ALBERTUS D.G.REX SARD.CYP. et HIER.1849
R/ rami di ulivo e stemma dentro il collare dell'annunziata e solita scritta
DUX........
Il 17 marzo 1848, Daniele MANIN e Niccolò TOMMASEO, liberati dal carcere politico, insorgono ed instaurano la REPUBBLICA di SAN MARCO, si conia in quell'anno la seguente moneta:
D/:
INDIPENDENZA ITALIANA che contorna il leone alato di venezia
con il libro aperto e scrittoe sotto al piedistallo con la data in numeri romani
VENEZIA
R/: 20//LIRE circondate da un cerchio di foglie di
quercia e tutto intorno ALLEANZA DEI POPOLI LIBERI *1848 *
Il 18 marzo 1848 a Milano scoppia l'insurrezione contro gli austriaci, Carlo Cattaneo e Enrico Cernuschi dirigono l'insurrezione contro Radetzky e il suo esercito nelle sanguinose 5 giornate di Milano, il 22 marzo con la conquista di pota Tosa ,gli austriaci vengono cacciati fuori da Milano e si rifugiano nei ducati di Parma e Modena, dove i sovrani fuggono e il popolo insorge chiedendo aiuto a Carlo Alberto, che il 23 marzo 1848 dichiara guerra all'Austria con l'appoggio dello Stato pontificio e delle truppe regolari toscane.
D/:
20//LIRE//ITALIANE circondati da 2 rami di quercia annodati
in basso e nel contorno GOVERNO PROVVISORIO DI LOMBARDIA 1848
R/: l'Italia in piedi con la lancia e intorno ITALIA LIBERA * DIO LO
VUOLE e nell'esergo la M della zecca di Milano.
La prima guerra d'indipendenza subisce alterne vicende ma convince gli staterelli italiani e i vari ducati a chiedere l'annessione al regno sabaudo, ma Pio IX , pressato dagli austriaci si dissocia dal conflitto con la sua "allocuzione" sulla pace.
Dopo alcuni successi dell'esercito sabaudo, la riorganizzazione dell'esercito di Radetztky e la riconquista della Lombardia, e dopo la sconfitta dei piemontesi a Novara, Carlo alberto ABDICA demoralizzato e si ritira a Oporto lasciando il regno a suo figlio VITTORIO EMANUELE II (24 marzo 1849). Con la pace di Milano con gli austriaci e il proclama di Moncalieri (nuove elezioni che mandano alla camera una maggioranza governativa), si raffreddano le insurrezioni sull'aria italiana.
Nel luglio del 1830 in Francia Carlo X dopo le barricate della rivoluzione abdica e fugge in Inghilterra, il comitato della rivoluzione di luglio elegge re dei francesi LUIGI FILIPPO I duca d'Orleans, in quel periodo nasce il tricolore, i ministri diventano responsabili,le elezioni per censo migliorate e si inaugura l'età aurea della borghesia. Il paese riceve una forte connotazione capitalistica e industriale; la parola d'ordine lanciata da Guizot è "ARRICCHITEVI". in politica estera, abbandona alla loro sorte Polonia e Italia e promulga il principio di non intervento. "il sangue dei francesi alla Francia". Dal 1846 in poi favoriti da una crisi economica i repubblicani e i nuovi bonapartisti si avventurano in diversi colpi di mano e riescono a far traslare le ossa di Napoleone Bonaparte sotto la cupola degli Invalidi a Parigi. Ma le insurrezioni falliscono e Luigi Napoleone, il loro beniamino è costretto a fuggire nella sempre accogliente Inghilterra.
Nei suoi 18 anni di regno l Luigi Filippo I conia due tipi
monetali, il primo tipo con millesimo 1830 e 1831; del 1830 vi sono pochi esemplari
con il segno di zecca H (zecca estera) e 18.191 pezzi coniati a Parigi parte
con la leggenda del taglio in rilievo e parte in incuso. Del 1831 coniati a
Parigi (A), Rouen (B), Lille(W) vi sono esemplari con legenda del taglio in
incuso e in rilievo, eccezione per i pezzi coniati a Nantes (T) che esiste solo
col taglio in rilievo.
descrizione
1° tipo: sostanzialmente uguale al secondo, ma come si può notare
non porta il nastro e la testa è meno..... corpulenta. al D/: LOUIS
PHILIPPE I ROI DES FRANCAIS
Al R/ tra rami d'ulivo 20// francs //1831 tra un agnello
pasquale e la , B di zecca, sul taglio ***
dieu protege la france
Il secondo tipo raffigurato a fianco ha la testa laureata e il nastro sul collo, maestro di zecca al D/: è Donard F
Col 1848 finisce il regno di Luigi Filippo e inizia in Francia il periodo della seconda repubblica che sarà argomento del successivo capitolo terzo.